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Book review: Michael Dreyer, Michael Forster, Kai-Uwe Hoffmann, Klaus Vieweg (eds.), Die Bildung der Moderne (Attilio Bragantini)

Book review: Michael Dreyer, Michael Forster, Kai-Uwe Hoffmann, Klaus Vieweg (eds.), Die Bildung der Moderne (Attilio Bragantini)

Proponiamo la recensione del testo a cura di Michael Dreyer, Michael Forster, Kai-Uwe Hoffmann Klaus Vieweg, Die Bildung der Moderne, scritta da Attilio Bragantini e apparsa sull’ultimo numero di Universa. Recensioni di filosofia. Il testo PDF della recensione è disponibile qui.

Michael Dreyer, Michael Forster, Kai-Uwe Hoffmann, Klaus Vieweg (eds.), Die Bildung der Moderne, Francke Verlag, 2013, pp. 292, € 59.00, ISBN 9783772084690

Attilio Bragantini, Università degli Studi di Padova – Rheinische Friedrich-Wilhelms-Universität Bonn

Gli articoli raccolti in questo volume riuniscono contributi da due conferenze internazionali tenutesi nel 2011, aventi per tema la nozione di Bildung: Concepts of Bildung around 1800 and Wilhelm von Humboldt’s Idea of the University (Università di Chicago) e Die Bildung der Moderne (Università di Jena).

I saggi si succedono in modo continuo, tuttavia possono essere distinti in tre sezioni: nella prima, viene indagato il concetto di Bildung in alcuni pensatori della Spätaufklärung; nella seconda, un insieme di articoli è dedicato a Hegel; nella terza, vengono operate alcune aperture ulteriori rispetto allo spazio filosofico tedesco tra Sette e Ottocento.

Nel primo saggio, M. Forster illustra la valenza della Bildung in W. von Humboldt come base del suo modello di Università. Si tratta di una formazione intesa come sviluppo individuale sia secondo ideali politico-morali che per finalità professionali e utilitaristiche. La possibile sintesi tra questi due livelli è per Humboldt proprio il progetto dell’Università: autonoma dallo Stato e secolarizzata, rivolta potenzialmente a tutti, fondata sulla collaborazione tra professori e studenti e sulla continuità tra insegnamento e ricerca, essa assolverebbe così il compito di formare i singoli secondo principi liberali, repubblicani e cosmopolitici, che possano contrastare il dispotismo.

L’intervento di M. Dreyer precisa il concetto humboldtiano di libertà. Partendo dal saggio giovanile Ideen zu einem Versuch, die Grenzen der Wirksamkeit des Staats zu bestimmen, nonché dall’entusiasmo e poi dalla disillusione di Humboldt per la rivoluzione francese, l’Autore ne espone il programma liberale di limitazione del potere statale alla sicurezza dei cittadini, che renderebbe possibile lo spazio per la libera Bildung degli individui. Tale progetto pare però contraddirsi nell’attuazione datagli da Humboldt come riformatore dell’istruzione in Prussia (1809-10), essenzialmente dipendente dallo Stato ed educatrice di una limitata élite aristocratico-borghese.

L’articolo di K. Gjesdal rintraccia il programma di Herder per una Bildung nel saggio Wie die Philosophie zum Besten des Volkes allgemeiner und nützlicher werden kann (1765); l’A. ne illustra la svolta antropologica come strategia di critica alla filosofia del suo tempo. Raffrontando quest’ultima con altri saperi (matematica, fisica, teologia, politica), Herder ne sottolinea l’incerto statuto epistemologico e la perdita di contatto con i bisogni concreti del popolo. Affinché la filosofia torni a rapportarsi con la società, essa deve divenire antropologia, ovvero formare gli uomini e i cittadini (incluse le donne) all’emancipazione intellettuale e politica.

Le lettere Über die ästhetische Erziehung di Schiller sono oggetto del contributo di F. Zander. Dopo averne ricordato il presupposto nella terza Critica, l’A. si concentra sulla nozione di “ästhetische Bildung” come armonica sintesi di impulso formale e materiale. Essa si attua nell’impulso al gioco: lo Spiel costituisce un libero fare anelante a realizzare un ideale di bellezza, che opera un perfezionamento morale dell’uomo. L’educazione estetica procura una trasformazione antropologica. Per l’A. il problema di questo progetto di Bildung è dato dal passaggio dal dualismo kantiano che sottende alla concezione unitaria dell’uomo cui Schiller comunque aspira.

J.-F. Kervegan inaugura la sezione hegeliana facendo luce sul diritto soggettivo. Si tratta di una componente essenziale della modernità: è soltanto a partire dal Seicento infatti che viene elaborata l’idea del diritto come capacità di un individuo. Se per Kant il diritto è limitazione dell’arbitrio del singolo, per Hegel il volere individuale deve trovare sintesi nel generale. In tal senso, secondo i Lineamenti, diritto soggettivo e oggettivo, volere e norma, sono inseparabili: l’osservanza dell’obbligazione, sostiene nell’Enciclopedia, è realizzazione delle proprie pretese giuridiche. La loro correlazione fenomenale ne cela dunque l’identità concettuale.

Il saggio di K.-U. Hoffmann focalizza i concetti di Bildung, logica e scienza nel periodo di Jena. Hegel critica la Bildung del suo tempo in quanto dominata dalla scissione tra forza limitante dell’intelletto e totalità vivente della Wirklichkeit. Tale Entzweiung fonda il “bisogno di filosofia” dell’epoca come unificazione in cui gli opposti agiscono l’uno sull’altro. Una critica è rivolta anche alla logica che in Kant ha ridotto il campo dell’esperienza alle categorie dell’intelletto, mentre in Fichte ha astratto dalla realtà e immanenza di ogni momento del sistema. Occorre dunque una filosofia che ricomprenda tali momenti del negativo in un sistema come scienza dell’Assoluto.

S. Schmidt riconosce a Hegel il merito di aver per primo pensato in modo sistematico la Bildung, secondo tre inseparabili rispetti: come formazione dell’identità mediante l’azione pratica; come socializzazione dell’individuo; come realizzazione dell’ordine spirituale. La Sittlichkeit è mediazione di universale, particolare, singolare: superando l’angusta cerchia familiare, il Bildungsprozess compie l’autosviluppo dell’individuo nella Sittlichkeit assoluta. La libertà individuale non è “pura”, ma si invera nella concreta vita comunitaria. Per l’A. l’unità di tali aspetti è rimossa da A. Honneth nella sua lettura di Hegel.

L’articolo di K. Vieweg studia la connessione di Bildung e Stato nella filosofia pratica hegeliana. Lo Stato si determina come compimento dell’idea etica. Esso è la forma della Selbstbestimmung del cittadino, e non può dunque essere pensato come sua limitazione, in quanto dà corpo al razionale insito nel volere e agire umano. Lungi dal ridursi a meccanismo che opprime l’individuo, lo Stato esiste mediatamente nell’autocoscienza del singolo, secondo i diversi gradi della sua formazione politica. Su tale base si fonda una concezione “meritocratica” dello Stato, in cui i portatori del volere oggettivo sono quei cittadini dotati di una adeguata formazione, di sapere oggettivo.

Il contributo di A. Nuzzo concerne il rapporto tra Bildung e libertà. Riassumendo la “condizione di rilevanza” della filosofia pratica hegeliana nel porre questioni fondamentali ad un dato contesto storico, l’A. definisce l’ambito della libertà come ambito dell’attualizzazione di tale condizione. Per poter adempiere a questa funzione, la filosofia deve rapportarsi alla cultura e alla Bildung intese come mediazione tra comprensione concettuale e immediata esistenza storica. La Bildung è il processo che supera la negatività e il conflitto insiti nella Kultur della società civile, inverandole nella realtà superiore dello Stato.

B. Fessen offre un saggio su Volksreligion ed eticità. Il programma di riforma socio-culturale propugnato dal giovane Hegel tramite una religione popolare, radicata nel sentimento, intende rimediare a due limiti della cultura illuministica: il razionalismo e la frattura tra dotti e popolo. Successivamente viene sviluppato il concetto di positività della religione, che, contro la kantiana “religione della virtù” e il carattere rivelato del cristianesimo, afferma il suo oggettivarsi nella società. Si tratta di un concetto problematico, p. es. alla luce dei conflitti tra Stato e Chiesa. Esso verrà riformulato nella Fenomenologia e nell’Enciclopedia nel trattare spirito assoluto e Sittlichkeit.

C. Wirsing chiude la sezione hegeliana con uno studio sulla “absolute Bildung” nella Scienza della Logica. Il concetto indica “il principio costitutivo dello spirito nel dispiegamento del suo sistema” (p. 181). L’A. individua quattro significati del termine Bildung nella Wissenschaft der Logik. Il primo riguarda la funzione della logica nella formazione del pensiero soggettivo; il secondo definisce la formazione del concetto come realizzazione dell’idea; il terzo afferma il ruolo giocato dalle categorie della logica nella Bildung dei soggetti; la quarta occorrenza, quella appunto di absolute Bildung, è forma dell’autocomprensione del soggetto. Lo studio della logica è in tal senso formazione ed educazione della coscienza.

La silloge prosegue poi con due saggi volti alla riflessione posthegeliana sulla Bildung, anche in altri contesti di pensiero. L. Steiner tratta la questione nella Russia tra 1860 e 1880, facendo notare come, mentre il concetto tedesco è difficilmente traducibile nelle lingue romanze, gli intellettuali russi, da Tolstoj al periodo sovietico, rimarcano la prossimità tra Bildungobrazovanie, derivante da obraz (immagine), come Bildung da Bild. In particolare, l’A. si sofferma sugli scritti pedagogici di Pigoróv (1810-1881), dove esso è legato alla “visione dell’umanità come entità organica che continuamente si sviluppa nel corso della storia” (p. 201), e su Strakhov (1828-1896), che connette fortemente educazione nazionale e formazione individuale.

K. Grundig de Vasquez discute il concetto di Bildung in Herbart. Come uno dei capostipiti della pedagogia moderna, egli ha riconosciuto che l’educazione persegue finalità morali, che devono fondarsi su preciso bagaglio concettuale. Di quest’ultimo fa parte la sua nozione di Bildung: non solo formazione intellettuale, ma libera messa in relazione con se stessi, gli altri, il mondo. Sua precondizione è l’educazione, che non può tuttavia predeterminare il passaggio da una disposizione preliminare nel singolo (Bildsamkeit) alla sua formazione pienamente attuata, poiché quest’ultima reca sempre con sé qualcosa di incalcolabile e imprevedibile, in quanto prettamente personale.

Il volume presenta infine quattro contributi che si distaccano dal tono generale della raccolta, in quanto pongono la questione dell’attualità della Bildung, affrontandola secondo i diversi profili del tempo presente. Li indichiamo perciò solo sinteticamente.

M. Winkler riflette sulla questione della libertà all’interno di una disamina del valore della Bildung nel mondo contemporaneo. R. Geuss affronta la situazione delle scienze umane nel contesto dell’ordine neoliberale. L’articolo di A. Braune tematizza il rapporto tra Bildung e politica mettendo in tensione il concetto di epistocrazia (il potere dei sapienti, dei dotti) con quello di democrazia. Il saggio di A.F. Koch, infine, tratta il problema dell’asimmetria del tempo come conseguenza della libertà del volere umano.

La raccolta ha il pregio di ritrarre la ricca serie di poste che sono in gioco nella comprensione, specie filosofica, della Bildung, riuscendo al contempo a fornirne una, per quanto incompleta, genealogia.

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