Proponiamo la recensione del testo di Anton F. Koch, Die Evolution des logischen Raumes. Aufsätze zu Hegels Nichtstandard-Metaphysik, scritta da Alessandro Esposito e apparsa sull’ultimo numero di Universa. Recensioni filosofia (Anno 6, Vol. 1 – 2017). Il testo PDF della recensione è disponibile qui.
Anton F. Koch, Die Evolution des logischen Raumes. Aufsätze zu Hegels Nichtstandard-Metaphysik, Mohr Siebeck, 2014, pp. 327, € 54, ISBN 9783161530111
Alessandro Esposito, Università degli Studi di Padova
“La metafisica è la teoria dello spazio logico” (p.1) [T.d.r.]. L’incipit del libro di Anton Friedrich Koch Die Evolution des logischen Raumes rende subito l’idea di quello che è il progetto ambizioso dell’A. Il libro, pubblicato nel 2014, è infatti un audace tentativo di rivalutazione della metafisica attraverso un approccio che lo stesso A. definisce come non-standard.
Il lavoro di Koch è un insieme di diversi saggi dedicati alla filosofia di Hegel, raccolti, in base alle diverse tematiche, in quattro ampie parti dedicate alla Fenomenologia dello spirito, alla Scienza della logica, alla Realphilosophie, e a Hegel e alla storia della filosofia. Ogni sezione ha al centro un’argomentazione principale, finalizzata al più ampio progetto dell’A. di definizione di una metafisica non-standard.
Nella prima parte, comprendente tre saggi, l’A. si concentra soprattutto sull’Introduzione e sulle prime tre figure della coscienza nella Fenomenologia: Certezza sensibile, Percezione e Forza e intelletto. L’intento alla base di questa prima sezione è la messa a fuoco di quello che secondo l’A. è un vero e proprio processo di prova immanente alla coscienza, che di volta in volta si trova di fronte a un diverso criterio valutativo del proprio oggetto.
Alla puntuale analisi dell’esperienza che la coscienza compie attraverso le tre figure appena menzionate Koch premette quindi il chiarimento del meccanismo logico attraverso cui questa esperienza si dispiega. La relazione tra in-sé e per-la-coscienza è una delle chiavi fondamentali per qualsiasi lettura della Fenomenologia, che cerchi di cogliere il complesso percorso della coscienza. L’esperienza che quest’ultima compie va considerata, secondo Koch, non come una semplice esperienza sensibile, ma, al contrario, “categoriale” (p.26). In questo senso, l’A. cerca di mostrare come, attraverso precisi riferimenti al testo hegeliano, la relazione tra l’oggetto (l’in-sé) e il sapere di esso (per-la-coscienza) sia un processo di prova capace di generare i diversi stadi con i quali si relaziona la coscienza: “l’in-sé, ovvero l’oggetto, come criterio della prova appare dover essere costantemente trattenuto, e il per-la-coscienza, ovvero il sapere, appare essere la misura dipendente, che può essere eventualmente cambiata” (p.27) [T.d.r.].
L’analisi che l’A. conduce delle prime tre figure del processo fenomenologico è sicuramente coerente con il suo intento di rivalutazione della logica hegeliana. Il movimento interno alla coscienza è infatti la prima prova effettiva che Koch porta in favore di una capacità autodeterminantesi dello spazio logico nelle sue diverse figure. Sebbene la lettura di Koch sia strumentalmente adeguata alle prime tre figure della Fenomenologia, essa potrebbe però non essere in grado di descrivere il percorso fenomenologico che, a partire dall’Autocoscienza, prevede l’abbandono totale dell’opposizione soggetto-oggetto.
La Fenomenologia non riesce però a chiarire quale sia la struttura logica pura del pensiero nella sua mancanza di presupposti (Voraussetzungslosigkeit). Per questo motivo la seconda e più ampia sezione del libro, divisa in sei saggi, è dedicata alla Scienza della logica e ai suo diversi momenti: Essere, Essenza e Concetto. Se la prima parte aveva come obiettivo mostrare il processo di prova interno al percorso fenomenologico, la seconda mira invece al chiarimento del concetto di negazione infondata come una forma di “operazionalità” in atto nell’evoluzione dello spazio logico.
Il percorso prende avvio dall’analisi dell’essere puro (reines Sein) come “stato di cose originario” (Ursachverhalt) (p.65). Esso si differenzia infatti da quegli stati di cose a cui è possibile far corrispondere una proposizione (propositionaler Sachverhalt). L’essere puro non ha insomma, essendo il cominciamento, alcun presupposto ed è pre-proposizionale, poiché di esso non è possibile dire nulla. Nel suo rapporto con il nulla (Nichts), che gli è identico, ma anche differente, l’essere puro giunge al divenire (Werden). Nel necessario passaggio continuo dall’essere al nulla, e viceversa, il divenire leva se stesso, in quanto leva ogni differenza tra i due termini, differenza sulla quale esso stesso si fonda. Esso afferma invece l’essere come determinato, come unità o unicità di essere e nulla nel loro svanire, ovvero come essere-che-è-non-essere.
Il meccanismo di generazione di prove, già in atto nella Fenomenologia, trova, secondo l’A., sua piena realizzazione a livello logico, nell’aumento graduale di intensità dell’essere attraverso un rapporto negativo tra predecessore e successore. Koch osserva che “la Scienza della logica è, in riassunto, una teoria dell’evoluzione dello spazio logico e nello stesso tempo del pensare puro; inoltre è una logica degli stati di cose originari, più specificatamente una logica della negazione degli stati di cose originari e, poiché la negazione si trasforma immancabilmente nell’impiego di se stessa (come la proposizione del mentitore dimostra), una logica dell’inconsistenza” (p.85) [T.d.r.].
Che cos’è allora questa “logica dell’inconsistenza”? Dopo aver analizzato il processo interno alla Dottrina dell’essere Koch passa all’analisi dell’Essenza e del concetto fondamentale di negazione assoluta. È proprio tale negazione, in quanto “infondata”, a rappresentare la struttura logica interna al movimento di evoluzione dello spazio logico. Come scrive l’A., “la negazione pura infondata è entrambe le cose; tanto il rapporto con se stessa della negazione, attraverso il quale essa si leva nell’affermazione, quanto anche il rapporto con se stessa della negazione, ovvero separazione di se stessa nell’assoluta differenza” (p.125) [T.d.r.].
Tale negazione infondata è esprimibile secondo Koch in forma assiomatica. L’assioma logico col quale Koch identifica tale negazione prende il nome di AFA (Antifundierungsaxiom) “dal quale segue l’esistenza di un insieme Ω, che è definito per il fatto che esso è il suo proprio elemento: Ω={Ω}, ovvero l’insieme-unico-di-se-stesso” (p.109). La negazione assoluta sarebbe quindi descrivibile come una forma di relazione insiemistica, capace di comprendere, a livello formale, il passaggio evolutivo continuo in atto nello spazio logico tra le diverse categorie logiche.
Gli ultimi tre saggi della seconda sezione sono dedicati alla logica del concetto. Quest’ultimo è, secondo l’A., la negazione assoluta nella sua trasparenza. Esso è la “singolarità dell’intero spazio logico” (p.149), è l’unità del tutto, che, agli occhi di Koch, assume le caratteristiche di una forma di “operazionalità”; “il concetto è assoluta operazionalità; per esso vale la struttura dell’equazione: operandum = risultato = operazione” (p.152) [T.d.r.]. In quanto il concetto è la trasparenza della negazione come infondata, esso non è altro che l’esplicarsi unitario di quella struttura logico-formale, che prima è stata descritta come Antifundirungsaxiom.
L’analisi della Scienza della logica condotta da Koch nella seconda sezione è approfondita e permette di cogliere spunti insoliti nelle pagine scritte da Hegel. Attraverso la presentazione di uno schema operazionale l’A. va oltre la semplice esposizione del pensiero hegeliano. La Logica hegeliana diviene una vera e propria teoria evolutiva dello spazio logico, capace di rendere esplicite le parzialità in atto nelle diverse categorie logiche particolari. Essa viene rivalutata da Koch in modo da renderla strumentale al più grande progetto di una fondazione di una metafisica non-standard.
La terza parte del libro, divisa in tre saggi, è dedicata alla Realphilosophie hegeliana, e quindi al tentativo di descrizione del declinarsi dell’evoluzione dello spazio logico a livello concreto. L’intera sezione è dedicata all’analisi di quella che Koch chiama tesi della soggettività (Subjektivitätsthese). Essa afferma che “in un sistema spazio-temporale esiste necessariamente in qualche luogo e in qualche tempo un soggetto corporeo” (p.187) [T.d.r.]. Tale tesi è divisibile ulteriormente in una tesi della personalità (Personalitätsthese) e in una della prospettività (Perspektivitätsthese); la prima stabilisce la necessità di ogni soggetto di avere una corporalità, mentre la seconda afferma l’impossibilità di una descrizione completa del reale, a causa del rapporto parziale che il soggetto intrattiene con gli oggetti fenomenici (p.187).
Tutto ciò culmina nella definizione della logica di Hegel come una metafisica non-standard dell’evoluzione logica, che è allo stesso tempo una “presentazione critica di tutte le metafisiche possibili” (p.220) [T.d.r.]. La condizione necessaria dell’esistenza dei soggetti finiti non è altro che l’esplicarsi dell’evoluzione dello spazio logico attraverso le varie prospettive limitate riguardanti la realtà. “Lo spazio logico, in senso stretto, è l’eterna idea assoluta e, in senso più ampio […], l’eterno spirito assoluto come l’uno e come la sostanza universale […], della quale i soli modi sarebbero, dove possibile, i soggetti finiti” (p.227) [T.d.r.].
La quarta parte del libro è un insieme di sei brevi saggi dedicati alla relazione di Hegel con Aristotele, Platone, Leibniz, Spinoza, Jacobi, Kant, Schelling, Fichte e Heidegger. Quest’ultima parte ha al centro dell’argomentazione di Koch l’assunzione, alla luce del percorso tracciato nel resto del libro, che la filosofia debba essere compresa come una forma di ermeneutica. L’attenzione maggiore è dedicata dall’A. a Heidegger e alla sua riflessione in Essere e tempo riguardante l’emanciparsi della filosofia dalla metafisica. Koch scrive infatti: “la filosofia si inserisce tra le discipline ermeneutiche nel riconoscimento della propria prospetticità e si colloca contemporaneamente tra le scienze teoretiche attraverso la sua tesi, che il reale è riferito essenzialmente alla prospettiva finita del mio io nel mezzo del reale” (p.311) [T.d.r]. La struttura evolutiva dello spazio logico esposta attraverso la logica speculativa hegeliana ha permesso di delineare i contorni di una metafisica non-standard, capace di passare attraverso prove e di configurarsi come una forma di operazionalità, nella misura in cui si esprime come critica delle precedenti metafisiche. Heidegger, rispetto a Hegel, secondo l’A., compie un passo avanti, nella misura in cui comprende l’ineludibilità della prospettiva dell’essere finito e la necessità che la metafisica si faccia ermeneutica.
In conclusione, il libro di Koch dimostra di essere una lettura originale della logica hegeliana. Allo stesso tempo, va continuamente tenuto a mente che tale lettura è finalizzata non semplicemente alla resa dell’autentica prospettiva del pensiero hegeliano, ma, piuttosto, alla fondazione di una prospettiva filosofica diversa, che veda nella metafisica un’ermeneutica dello spazio logico, e che si realizzi quindi come una forma di metafisica non-standard.
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