Siamo felici di annunciare la pubblicazione del volume di Alfredo Ferrarin, Il pensare e l’io. Hegel e la critica di Kant (Carocci, 2016).
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Il libro di Ferrarin va a coprire quella che era forse una delle lacune più gravi della letteratura su Hegel, ovvero l’assenza di una trattazione chiara, completa ed esaustiva di cosa sia, di quale ruolo assuma e di quali funzioni svolga la nozione di pensiero nella filosofia hegeliana. Come ogni lettore delle opere di Hegel sa, pensiero si dice in molti modi, difficilmente riconducibili a una determinazione univoca e stabile; forse per questo gli interpreti si sono sempre concetrati solo sulle sue manifestazioni puntuali (come elemento logico, struttura organica o realizzazione storico-politica). Il testo di Ferrarin affronta questo difficile problema in tutte le sue componenti fondamentali: dal rapporto tra autocoscienza e riconoscimento nella Fenomenologia dello spirito, alla relazione tra il pensare e l’umano, alla determinazione del concetto come io, sino a una visione sinottica della nozione hegeliana di ragione.
Parlare di ragione in Hegel significa, però, affrontare il problema dell’autocostituzione dell’assoluto in quanto oggettivo. Il pensare diviene l’in sé e, a questo punto, il confronto con la visione kantiana della razionalità diventa ineludibile. Il libro non fa infatti altro che giocare sulla sottile ambiguità che anima il suo sottotitolo. Se il punto di partenza sono le critiche attraverso cui Hegel tenta di smarcarsi dal presunto finitismo kantiano, il genitivo deve essere letto anche in senso soggettivo. La critica di Kant deve, quindi, intendersi come un tentativo di mostrare che il modello di ragione avanzato dall’opera del 1781 non può essere ridotto a una prefigurazione dell’assoluto hegeliano, bensì come a esso, al contempo, speculare e alternativo. Come l’autore ribadisce più volte, non si tratta di prendere partito per l’uno o per l’altro, quanto di leggere Hegel attraverso Kant e Kant attraverso Hegel, superando la sterile barriera che vede nel criticismo un semplice precorrimento dell’Idea assoluta o nella Scienza della logica uno stravolgimento metafisico dell’insegnamento critico. Si tratta invece di mostrare come il dialogo tra Kant e Hegel sia stato, in qualche modo, un appuntamento mancato, nella misura in cui Hegel, dopo gli anni di Jena, non sarebbe più ritornato in dettaglio sui testi kantiani, affidandosi a un’interpretazione della Critica della ragion pura che ne vedeva il cuore nella dottrina dei concetti dell’Analitica trascendentale e tralasciando, in particolare, la Dottrina del metodo. Ciò ha comportato una visione estremamente limitata da parte di Hegel della proposta kantiana di una ragione architettonica, legislatrice dei suoi prodotti e realizzantesi attraverso la loro produzione in un sistema organico di conoscenze e di scopi pratici. Una proposta, quella kantiana, che avrebbe potuto influire diversamente sul modo in cui Hegel ha poi inteso, ad esempio, il rapporto tra il concetto e l’io.
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Alfredo Ferrarin insegna filosofia teoretica ed ermeneutica filosofica presso l’Università degli Studi di Pisa. E’ autore di numerosi articoli e monografie in italiano e in inglese tra cui: Hegel and Aristotle (Cambridge University Press, 2001), Artificio, desiderio e considerazione di sé. Hobbes e i fondamenti antropologici della politica (ETS, 2001), Saggezza, immaginazione e giudizio pratico. Studio su Aristotele e Kant (ETS, 2004), The Powers of Pure Reason. Kant and the Idea of Cosmic Philosophy (University of Chicago Press, 2014), Galilei e la matematica della natura (ETS, 2014).